Frequento il primo anno della scuola IGEA, un percorso triennale di Formazione Professionale in Eco-Bioantropologia per la promozione della salute individuale e collettiva, fondata dalla Dott.ssa Erica Francesca Poli. Nel leggere la presentazione di una Giornata Esperienziale di Re-Imprinting di Nascita, che la Dottoressa ha messo in programma fra le sue attività, provo fascino.
Si tratta di un’esperienza in cui le nostre cellule hanno la possibilità di riscrivere in modo armonico le memorie di un vissuto traumatico, quale a volte può essere il concepimento o il parto. I riferimenti scientifici si rifanno alle ricerche di epigenetica, alle neuroscienze affettive, alla psiconeuroendocrinologia e ai possibili processi di riparazione delle memorie cellulari.
Si tratta di un lavoro tanto delicato quanto profondo e, pensando al mio difficile viaggio di nascita, registro in me questa importante sensazione di interesse.
In una notte di fine maggio 2023 faccio un sogno terrificante su mia madre. Al di là del terrore che mi procura il risveglio, mentre con fatica lo accolgo alla mia coscienza, sento con chiarezza che quell’immagine di mia mamma nel sogno rappresenta una parte di me. Non riesco a capire quale. Mi ascolto, penso, ricerco, eppure non accade nulla. Non mi arriva luce, né spiragli di senso o simboli, né intuizioni; solo quella precisa sensazione che mia madre in quel sogno è una parte di me, sono io. Ma nel sogno, quella Io che sono oggi, con il volto, il corpo e l’età che mi vedo ora se mi guardo allo specchio, è al suo fianco. Così, dopo diversi giorni, il mio sogno sfuma e lo lascio andare nell’oblio della memoria insieme ad una vaga ma potente percezione di aver visto una manifestazione separata del mio Io, o meglio di aver vissuto una parte di me, dato che anche i miei sogni sono vita mia e sono loro grata da sempre per ogni passaggio evolutivo che mi aiutano a compiere.
A settembre inizio un percorso individuale richiesto dalla scuola IGEA e, dopo poche sedute con la Dott.ssa Nicoletta Benvenuti, dopo aver attraversato dei dolori antichi proprio come si riattraversa una strada pericolosa e indesiderata, passo dopo passo, …puff… mi si svela improvvisamente anche quel sogno, di mesi e mesi prima, in un profondo e chiaro significato. La sensazione di aver fatto centro non lascia dubbi: si disinnesca, esplode, frantuma e dissolve (proprio come nel sogno) una parte di me, un mio meccanismo di difesa che ha strutturato inesorabilmente parte della mia personalità.
Mi ascolto e sono più libera, più vera, sto incorporando una nuova leggerezza.
Ma prima di giungere a questo stato, sono stata io a sentirmi completamente disinnescata, esplosa, frantumata, dissolta, e poi sola e addolorata, confusa, persa; non più nel sogno, ma nelle mie giornate quotidiane. Accolgo tutto, con sofferenza, nello specchio riflesso di me stessa, finché il giudizio si placa e quella manifestazione separata del mio Io finalmente si riunisce in me. Sto nel riabbraccio con la mia bambina interiore. Ora mi permea amore, partecipazione e appartenenza, ma anche tanto stupore e forza per come quel sogno con grande precisione mi abbia in fondo aperto la breccia di un cammino da percorrere, quasi a volermi preparare ad accettare nel campo della mia coscienza una nuova realtà.
Mi sento intera, di una nuova integrità. Così decido di meritarmi dei regali. Il primo dono che mi rivolgo è un taglio di capelli, che per noi donne è quasi sempre un rito. Come secondo regalo, scelgo di iscrivermi al Re-imprinting di nascita programmato per il 5 dicembre 2023. Impiego due settimane circa per rispondere all’intenso questionario di ammissione all’esperienza, ma sono decisa a non perdermela.
Faccio un bel viaggio fino a Milano, senza sapere nulla di ciò che mi aspetta.
Arrivando alla sede della Scuola, provo sorpresa nel trovare il salone così trasformato, con bellissime morbide coperte, tutte diverse, stese sul pavimento, una accanto all’altra, e un cerchio di tante donne sedute a terra. Mentre trovo un posto per me, mi emoziona questa visione.
Guardando meglio, noto che ci sono anche due uomini e sono felice della loro presenza: li sento custodi. Siamo tutti seduti a terra in cerchio in questo salone, a me caro per tutte le esperienze già vissute in questo spazio: mi sento a casa.
Mi propongo per l’esperienza insieme ad altre due donne, entrando al centro del cerchio, ma, per ragioni di tempo, saranno solo due le persone che potranno sperimentarla, una durante la mattinata e l’altra nel pomeriggio. Il campo mi spinge fuori dal centro con delicatezza una prima volta e non mi farà nemmeno rientrare alla seconda, nel pomeriggio.
Al centro c’è ora Alessandra, una compagna di scuola; è lei che ora sta vivendo il suo re-imprinting portandoci inconsapevolmente nel tempo del pre-concepimento. È un luogo, uno spazio e un tempo nello stesso momento, ed è di una bellezza indescrivibile; è così stupendo e intenso da far salire dentro di me un profondo rimpianto. Le lacrime mi scivolano lungo le guance. È un pianto arreso, senza mete; sono sintonizzata in questo spazio-non-spazio che riconosco e dentro al quale provo una profonda, sorprendente e imprevedibile nostalgia. Pura saudade, per usare una accezione portoghese un po’ più ampia e spirituale che indica l’essere nel desiderio più che nel ricordo o nel rimpianto.
Alla Dott.ssa Poli non sfugge niente e mi sta notando. Il suo sguardo è accogliente, anche un po’ interrogativo, tanto che la guardo e piangendo le rispondo: “è nostalgia … sto provando nostalgia”. Non capisco nemmeno se la mia voce sia udibile. Ora mi sta invitando ad entrare dentro al cerchio vicino a lei: accolgo l’invito.
“Che bello … è bellissimo stare qui!”
Magicamente, la Dottoressa inizia con le sue parole a nominare, descrivendolo, il luogo-non-luogo dove ci troviamo, dove siamo immersi. Le sue parole sono così precise, così vere e vive come solo lei le sa rendere; sta chiamando la musica, il movimento degli angeli, la loro danza, la poesia, le stelle… Non riesco a capire proprio tutte le sue parole, ma non importa; le lacrime scendono ancora più copiose perché sono esattamente lì, connessa, commossa, nella saudade.
Adesso il mio pianto si sta diradando e mi sta invadendo la calma. Per un istante che pare eterno, in quel tempo-non-tempo odo una pace ancestrale avvolgere tutto. Lei ci sta guidando ora … siamo in viaggio … ci sta portando nel passaggio di discesa nella materia, nel corpo, in questa nostra terra … il momento sta arrivando, sta accadendo qualcosa. C’è trambusto, agitazione, c’è buio, c’è uno spiraglio, un affaccendarsi di tutto e tutti, c’è felicità pura, c’è dolore ….
Io sono Marina oggi perché vengo dal mio adorato mare e, per i piedi di Alessandra, sono parete dell’utero che spinge… Mi chiedo inconsciamente: “Ma ha pareti l’oceano? Sì, ha una forza tale che si fa frontiera, è lei che sta operando” … fino al concepimento. Eccola, è un’incantevole bambina! Provo gioia per il Nascere, per quello di Alessandra che ha attraversato la soglia, ma anche per il mio nascere. Sono felice e le accarezzo tanto i piedi. La sento sorella.
Ascolto il mio cuore: è morbido e carico di gratitudine. M’intenerisce questa nostra Terra che a volte concepiamo separata, mentre invece è intessuta con noi, con il Cielo, con le stelle, in un tempo-non-tempo, con il suo filo rosso che a volte, come oggi, si fa dorato.
Penso che forse è per la bellezza di quel luogo che io, a suo tempo, non avrei voluto nascere; o forse perché già percepivo che ad aspettarmi ci sarebbe stato un campo per niente desiderabile. “Vabbè dai” – mi dico – “Forse queste sono interpretazioni, sei venuta al mondo!”.
Ma la percezione che stia accadendo un compimento, un perfezionamento, rimane in me reale.
Sto imparando daccapo, dall’origine. Includo la purezza dello spazio quantico dove non vi è separazione e quasi mi sembra di udire i suoni delle sue curvature…. o forse già questo è la Musica?
Ora sono contenta che sia realmente tutto così vero. Posso proseguire nel mio respiro il cammino di disidentificazione da quei campi per niente desiderabili della mia vita; li posso comprendere e spero di non temere più di perdermi nei miei processi di individuazione.
Posso perdermi, posso errare, differenziare, riunire, fino a dissolvere i filtri, disinnestare le dinamiche. E posso amare ancora e prendermi cura, come fanno i sogni, anche a distanza di tempo, lasciandoci tracce della tessitura.
Elisa Carlon