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LA POSSIBILITÀ DI UNA TRASFORMAZIONE

PINOCCHIO NELLA SALUTOGENESI

“ – Quando il morto piange, è segno che è in via di guarigione, – disse solennemente il Corvo.

– Mi duole di contraddire il mio illustre amico e collega: – soggiunse la Civetta – ma per me, quando il morto piange è segno che gli dispiace a morire. – “

Sapori di fiaba

Quella di Pinocchio è stata definita una ‘fiaba non fiaba’. È scaturita dalla mano di Carlo Lorenzini, in arte Collodi. Pubblicata inizialmente a puntate su una rivista per ragazzi, è stata infine raccolta in un libro nel 1883. Le avventure di Pinocchio, che da pezzo di legno, attraverso vari passaggi, si trasforma in un ‘ragazzo VERO’, hanno incantato e fatto meditare una moltitudine di persone, anche molto autorevoli. Perché? Cosa è racchiuso in questo racconto che per molti è così prezioso?

 

Ogni simbolo porta con sè una moltitudine di significati 

Le pagine di questo libro hanno quel sapore inequivocabile di fiaba, che  trasporta infallibilmente il lettore in quel luogo un po’ nascosto e sacro che appartiene a tutti gli esseri umani. Un luogo che è un Regno, che si nasconde sotto a quello delle percezioni dei sensi. Un Regno sottile in cui si parla un linguaggio fatto di simboli e nel quale il tempo è come quello dei sogni. Un Regno in cui tutti i personaggi che si incontrano e le avventure che accadono sono più di quello che appare.  

Ogni simbolo porta con sé una moltitudine di significati ed ogni persona ne estrapola quelli che le risuonano maggiormente. Le avventure di Pinocchio sono infatti state interpretate in una molteplicità di punti di vista differenti, uno diverso per ogni autore che se ne è occupato. Tutti ugualmente meravigliosi e ricchi. Ecco la potenza del simbolo. 

Le fiabe, i miti, le leggende, sono come bussole, come luci, come segnali di orientamento per quella parte della natura umana che abita questo Regno sottile e arcano, che in parte si mostra e in parte rimane  nascosto.

Qui si parlerà di Pinocchio in relazione alla Scuola IGEA, che si occupa di promozione della salute in un’ottica di Salutogenesi, perchè anche in questo campo questa fiaba ha molto da raccontare.

PINOCCHIO E LE SUE AVVENTURE, L’UOMO E IL SUO CAMMINO 

Quello di Pinocchio si può leggere come un cammino verso la piena espressione di sé. Cammino che ogni uomo compie, ognuno a modo suo, e che con la scoperta della propria Individualità (per dirla alla Jung), o l’aumentare del proprio Senso di Coerenza (per dirla con Antonovsky), e il mettere a frutto i propri talenti, porta con sé il vero benessere, la vera Salute. Come nella ghianda c’è già in qualche modo la quercia che poi diventerà, così nel pezzo di legno da catasta c’è già il burattino, che parla con ‘una vocina’, e in ogni bambino che nasce c’è in potenza un uomo.

Ma c’è ancora di più: perché il burattino desidera diventare un ragazzo vero e l’uomo desidera esprimersi nella sua massima potenzialità. Come la quercia, così l’uomo, nella sua massima espressione, desidera poter infine donare i propri frutti. E questo secondo passaggio richiede un qualcosa in più, un salto evolutivo, una trasformazione, ed è animato appunto da un Desiderio.

È un passaggio per cui sono richieste qualità di cui siamo dotati solo a livello embrionale, che vanno perciò sviluppate coscientemente perché vanno oltre la natura istintiva e meccanica della nostra parte più ‘animale’. Una di queste qualità è senz’altro la Volontà. Un’altra è l’Amore, inteso non in senso sentimentale, ma come qualità superiore che scaturisce da un Cuore aperto, che sa stare con quello che c’è nella sua globalità, nella sua complessità, tenendo insieme tutti i piani dell’esistenza; è quell’unica qualità che ci permette di far compiere un salto alle nostre azioni in una direzione che non è più prettamente egoistica, ma si apre all’altro, al mondo, alla visione d’insieme. È un Intelletto d’Amore.

Nel suo cammino, Pinocchio fa questo: inizialmente è un pezzo di legno, poi viene forgiato in burattino ed ‘animato’, ma non possiede ancora una vera Libertà. Non è padrone delle sue azioni. È mosso da forze che non sa ancora gestire. Vorrebbe studiare, vorrebbe aiutare il suo babbo, vorrebbe fare questo e quello, ma viene immancabilmente trascinato altrove da forze che non sa  governare, da cui si fa sopraffare. Poi, pian piano, comincia a sviluppare queste qualità superiori, grazie alle esperienze a cui la vita lo sottopone e, soprattutto, grazie all’ascolto della sua parte  ‘saggia’ che sempre più riesce a decifrare.

Solo percorrendo questa strada che fa fiorire l’identità di ognuno, l’uomo si avvicina di più ad un vero stato di salute, ad uno stare bene, ad un sentirsi pieno e traboccante, a trovare finalmente un senso al suo esistere. È una strada infinita, come infinito è il nucleo centrale in ognuno di noi, il nostro Vero Sé, il Superconscio. È una meta che non si raggiunge forse mai, ma verso cui tendere.

Ma nelle fiabe, per come sono strutturate, una fine ci deve essere ad un certo punto, e allora Pinocchio, dopo molte avventure, infine realizza il suo Desiderio. Quando questo avviene c’è un passaggio in cui muore il burattino (che già era quasi morto altre sette volte) e appare il ragazzo in carne e ossa che desiderava diventare. Come se qualcosa debba morire perché il nuovo, il Vero, possa manifestarsi, affinché si possa vivere un NUOVO INIZIO.

Ma cosa significa diventare un ragazzo ‘VERO’? E come possiamo attuare anche noi questa trasformazione/iniziazione/individuazione? 

Se osserviamo la questione da un’ottica Salutogenetica, diventare ‘VERI’ significa incrementare il nostro Senso di Coerenza, in modo da poter riuscire ad essere sempre più noi stessi, e cioè aderenti alla nostra vera Essenza, alla nostra vera Identità, alla nostra Ousia, alla nostra Singolarità, in ogni situazione della vita. Quello che in Salutogenesi si chiama ‘Senso di Coerenza’  è il sentirsi un individuo integro e coerente  in tutte le parti e in tutti i piani. Il SOC (Sense Of Coherence) può essere maggiore o minore da persona a persona e in fasi diverse della vita ed è quello che secondo Antonovsky fa muovere l’uomo verso uno stato di maggiore salute nel continuum salute-malattia. La salute non va intesa in un’ottica statica, ma dinamica. Un individuo non è mai solo sano o solo malato e non esiste un’omeostasi che si mantiene veramente uguale a se stessa per tutta la vita: questa è un’ipersemplificazione. L’uomo è in ogni momento in parte sano e in parte ‘malato’, più sano o più ‘malato’. Da questo punto di vista si muove su un continuum: può avvicinarsi o  allontanarsi da uno stato di salute ottimale.

Come attuare questo? Incrementando e sapendo attingere alle nostre Risorse di Resistenza. Proviamo a vedere cosa significa questo per Pinocchio. 

Pinocchio è l’archetipo del bambino che siamo: possiede un’incontenibile forza vitale, un impulso che alimenta la sua curiosità e lo spinge continuamente a trasgredire le regole (anche quelle che si ripromette da solo), a buttarsi a capofitto nelle esperienze, senza valutare conseguenze e rischi. È ingenuo e credulone, totalmente inesperto della vita e del mondo. È spesso affamato e corre, corre sempre, senza riflettere, per scappare o per raggiungere qualcosa. Sembra spesso solo, senza una guida esterna autorevole o qualcuno che si prenda cura di lui, ma nei momenti più disperati, quando si trova più perso del solito, arriva sempre una figura in suo aiuto. È la bella bambina dai capelli turchini, che, crescendo man mano nel libro, diventa poi una signora. Una presenza che è sempre con lui quando si trova in grande difficoltà e gli manda ‘animali’ in aiuto. Lo salva dalla morte in più di una occasione e lo cura. Si prende cura di lui.  Chi è? Cosa ha di diverso questa figura dai capelli turchini rispetto a tutti gli altri personaggi del libro? Da dove proviene?

Come spesso succede nelle fiabe (e anche nel mondo reale), i vari personaggi simboleggiano e  riflettono le varie parti di noi. Questa Fata dai capelli turchini possiamo quindi intenderla come la nostra guida interiore o anche il nostro medico interno, quella parte saggia che sa cosa ci fa stare bene e tenta di guidarci (se le diamo ascolto). Una presenza diversa da tutte le altre, che proviene da un altro piano. Sono molte le strategie messe in campo dalla Fata, salvifiche ma a prima vista spietate – come quando si finge morta e Pinocchio piange sulla sua tomba una notte intera o ancora quando lo lascia per nove ore ad attendere, stanco ed affamato, davanti al portone e poi gli fa portare un vassoio d’argento con dentro un pane di gesso, un pollastro di cartone e quattro albicocche d’alabastro. Sono tutte ‘lezioni’  che permetteranno al burattino, a mano a mano, di sgrossarsi, di lavorare all’interno, di far germogliare qualcosa.

Sono le stesse ‘lezioni’ che spesso ci pone davanti la vita. In un’ottica di Salutogenesi, non ci sono eventi negativi a priori, ma tutto dipende dal nostro approccio. Tutto può essere visto come un’occasione anzichè come un problema. Abbiamo sempre più o meno Risorse per affrontare gli eventi che ci accadono e queste Risorse possono essere implementate. 

Alcune di queste Risorse fanno ormai parte del nostro bagaglio, le abbiamo costruite man mano procedendo attraverso le vicende dell’esistenza per far fronte a tutte le piccole e grandi ‘prove’ e agli ‘stressor’ che per sua natura la vita su questo pianeta ci propone ogni giorno. Ma non c’è mai una fine a questo processo. Non dovrebbe mai esserci un momento in cui cristallizzarsi in una forma definitiva. Soprattutto in una realtà complessa come quella che viviamo oggi, in un mondo in cui i cambiamenti sono continui e veloci, non possiamo pensare di sederci e addormentarci, di smettere di crescere. È richiesta una grande elasticità, un’attitudine ad imparare sempre, un desiderio di mettersi in gioco per affrontare al meglio tutti gli eventi nuovi. Il lavoro sulle Risorse non può mai ritenersi concluso. Tanto maggiori saranno il numero e la varietà di risorse di cui possiamo disporre, tanto più elevata sarà la nostra capacità di attingere alla Risorsa specifica e più appropriata in ogni situazione, tanto più ci avvicineremo ad uno stato di Salute nel continuum malattia-salute. 

I luoghi che Pinocchio attraversa, oltre ad essere metafore di condizioni umane, sono meravigliosi simboli dei luoghi dell’universo psichico: il Paese deserto, il teatro dei burattini, il bosco con gli assassini, la casetta nel bosco, il Paese di acchiappacitrulli, l’Isola delle api industriose, la prigione, il Paese dei balocchi, il Circo, il mare profondo, il ventre del pesce, …ad ognuno di noi rimandano ricche suggestioni e fertili immagini. Ci sarebbero pagine da scrivere su ognuno di questi luoghi, ma volendo presentare qui una relazione sintetica, ci limiteremo a dire che ognuno di noi si trova ad incontrare e a confrontarsi praticamente con tutti questi luoghi nella propria esistenza (e anche altri sicuramente). E l’incontro e il confronto con essi porta alla luce un po’ di chi siamo, così come accade con l’incontro con tutti i vari personaggi sul cammino.

Sempre in un’ottica salutogenetica c’è un altro fattore fondamentale da tenere in considerazione: l’importanza delle relazioni. La relazione, l’incontro con l’altro, è l’elemento fondamentale nel processo di svelamento/fioritura dell’identità. L’ ‘altro’ è colui che dà un senso di realtà al nostro esistere; è colui che ci svela i molteplici aspetti della nostra identità; è colui che arricchisce di significato la nostra esistenza; è colui che ci svela, a volte, le Risorse che non riusciamo a vedere. 

Non possiamo esistere totalmente soli, anche se a volte ci percepiamo così. Pinocchio non è mai veramente solo, anche quando gli sembra di esserlo. É sempre comunque all’interno di una rete di un intreccio inesauribile.

La relazione con le sue varie parti esterne ed interne è parte imprescindibile del suo processo di scoperta e di attuazione del Sè. Come afferma anche Antonovsky: l’uomo va sempre considerato all’interno del suo contesto. Individuo e contesto sono strettamente intrecciati. Il contesto invia ininterrottamente le sue influenze su di noi e, viceversa, ognuno di noi influenza, anche se spesso impercettibilmente, il suo contesto. Ci ‘perturbiamo’ l’un l’altro, l’ambiente ci ‘perturba’, noi ‘perturbiamo’ l’ambiente.

Pinocchio è quello che è anche in relazione al suo contesto; non si può considerare in maniera isolata, pur mantenendo lui sempre la sua originalità, le sue peculiarità, la sua singolarità. 

In conclusione: Le avventure di Pinocchio, nella loro apparente semplicità, aprono ad un pensiero di tipo complesso. Un pensiero di tipo complesso è uno degli strumenti necessari per indagare la realtà, che è una realtà complessa. Crea connessioni e collegamenti tra i vari elementi, apre la visione. Ecco perchè questo libro è inesauribile, ecco perchè se ne potrà parlare all’infinito: perchè nella fiaba, come nella vita IL TUTTO È PIU’ DELLA SOMMA DELLE SUE PARTI

di Viviana Lombardo

IL TUTTO È PIU’ DELLA SOMMA DELLE SUE PARTI

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