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La Borsa di studio dell’Accademia intitolata a Fausto Poli

Abbi gli occhi.

– Fausto Poli

Artista della vita

Nasce nelle campagne sopra Saló. Resta ben presto l’unico maschio di una famiglia di 5 donne, per la prematura perdita del padre. 
Una peritonite acuta glielo porta via che non ha ancora 5 anni.
Dirá sempre che non avendo avuto un padre non sa che padre essere e invece sarà il padre più amorevole che si possa immaginare, solido, presente, a sostenere la mia crescita e i miei sogni.

Un padre allegro, amante della vita e della bellezza.
La sua infanzia, trascorsa nei boschi a fare marachelle con il cugino preferito e il cane Febo, resterà per sempre un nucleo bambino giocoso dentro di lui.
Quando sua Madre Pierina, resta sola con quattro figli, deve lavorare giorno e notte e lui viene mandato in Collegio dai Padri Comboniani.
I parenti lo avrebbero voluto Sacerdote e forse missionario, ma la sua missione è altra.
Adolescente, arriva a Milano, dove due delle sue sorelle già vivono, una radiologa, l’altra ferrista e sposa del primario di Ortopedia Corrado Rienzo, di cui custodisco gelosamente la Tesi e molti libri non solo di Medicina ma anche di antropologia.A Milano completa gli studi tecnici da geometra e si iscrive ad Ingegneria.

Conosce mia Madre

Cristina. 17 anni Lei e 21 Lui. Amore a prima vista, per tutta la vita.
Una coppia unica e unita da un amore che lungo l’intera esistenza ha conservato la magia del primo giorno. Durante i sette anni del fidanzamento si appassiona ai motori e frequenta l’ambiente delle corse automobilistiche a Monza. Diventa pilota di Formula 3 e gareggia per alcuni anni. Poi, gli impegni di lavoro faranno sì che la passione resti soprattutto come forma amatoriale e amore per le auto sportive e i molti prototipi che guiderà anche su strada.Nel 1971 il matrimonio con mia Madre, e il lunghissimo viaggio di nozze in Grecia, Turchia ed Europa dell’Est a bordo della sua Jaguar dorata.
A Milano, felice con la sua adorata moglie e nel pieno dello slancio professionale e creativo fa miracoli. In breve tempo, colleziona successi nel campo della progettazione edilizia, ma soprattutto introduce in Italia, dopo un Bachelor conseguito nel Regno Unito, la scienza della prevenzione incendi nell’edilizia.
Gli anni della mia infanzia vedono un padre soddisfatto e raggiante nella progettazione della prevenzione incendi di interi ospedali come San Raffaele a Milano e Olbia, cliniche come Pio X a Milano, hotel dal nord al sud dell’Italia che ancora portano il suo nome lungo i corridoi, che talvolta mi trovo a percorrere durante un congresso, con la sorpresa di leggervi scritto il nome del mio amato Padre.
Consulente di riferimento per il Comando dei Vigli del Fuoco, Consigliere del Collegio Geometri, fonda diverse società e imprese nell’edilizia.
Sposa l’attività consulenziale alla progettazione, collaborando anche con l’interior design del lusso di Sergio e Alda Carbone di Suzuki, i primi importatori delle sete d’Oriente per l’arredo, il oltre che per la realizzazione di scenografiche composizioni floreali di altissima fattura.
È l’epoca della progettazione dei locali e dei ristoranti della Milano da bere.
Accanto alle competenze professionali, lo contraddistinguono le qualità umane di calore, empatia, generosità, per tutti e indipendentemente da estrazione sociale o interesse.

Crescendo mi dirà:

Per capire chi è una persona osserva non come tratta le persone di cui ha bisogno ma quelle di cui non ha bisogno o quelle che ritiene per così dire subordinate. Se si permette di trattarle male è una persona da evitare.


È così che mi ha insegnato il rispetto e l’uguaglianza, al pari di mia madre, che proprio per via dell’estrazione aristocratica nelle origini della famiglia Pezzoli, è stata educata al rispetto, alla filantropia e alla più rigorosa educazione, più di chiunque altro.

In parallelo alla professione, mio padre è stato da sempre un amante delle arti.

Estimatore di tessuti, esperto di cromatismi, raffinato conoscitore di vini, con trascorsi di agronomia in famiglia e parentele con la Confraternita del Groppello, grande collezionista di antiquariato soprattutto del ‘700 e ‘800 inglese, amante della gemmologia, si dilettava a disegnare lui stesso i gioielli che donava a mia madre e anche a me, ricercando personalmente le pietre preziose, ed era anche grande collezionista di orologi di pregio.
Collabora con il mondo delle arti figurative, curando le installazioni di Gio Pomodoro, in molte piazze milanesi, attività che gli vale il riconoscimento della Triennale di Milano, che ancora fieramente tengo appeso nel mio studio.
Nella seconda metà della vita, abbraccia con mia mamma il ballo, dapprima da sala, poi il tango argentino. La sua innata eleganza, con la ricerca costante di capi particolari nei tessuti come nella fattura sartoriale, trova ulteriore espressione nei panni del tanguero in milonga.
E, come sempre per lui, la passione porta notevole realizzazione: gli anni della mia prima giovinezza vedono i miei genitori impegnati in stages di tango, esibizioni e festival. Ballerini e insegnanti di tango argentino mi trasmettono la passione per quel “pensiero triste che si balla”, per dirla con Discepolo, che coltiverò per dieci anni.

Da sempre amante dei viaggi, insieme a mia madre, mi ha donato esperienze di viaggi intorno al mondo, in luoghi magnifici, dai tropici all’estremo Oriente, negli USA come nel Maghreb, in Oman, Madeira, Messico, Egitto… dalle crociere ai tour archeologici, dai percorsi nel deserto a dorso di cammello come ai viaggi in auto in Francia, in Sicilia, in Sardegna, andando all’avventura, alla scoperta di castelli nascosti nella Loira come delle gole dell’Alcantara o dei templi di Selinunte.
Di queste esperienze ricordo la vivida sensorialità della sua mano forte che teneva saldamente la mia nella prima esperienza in barriera corallina alle Bahamas, il bagno insieme sotto la pioggia a Sorrento, i giochi nei fanghi termali di Saturnia, le risate degli scherzi e delle canzoni in auto, la sua curiosità antropologica che lo portava a stringere amicizia in ogni paese, la sua Andalusia di flamenco….In ogni attimo della nostra vita insieme, ho ritrovato in mio padre la cura del dettaglio, dagli aromi preparati ad arte per le grigliate in terrazza con gli amici che amava organizzare, ai manicaretti che sapeva cucinare con grande maestria, alla sua famosa anguria gelata nel torrente della casa di campagna per Ferragosto…Lo shopping con lui il sabato pomeriggio … occasione per curiosare fino a sera in nuovi atelier…Mio Padre mi ha trasmesso l’amore per la bellezza in ogni sua forma, dall’arte degli uomini, all’arte della natura, all’amore per gli animali con i quali entrava in connessione diretta e magica, per le piante che coltivava con passione, per la lettura, la scoperta del mondo e la cura delle relazioni.
Tanto mia madre è rigorosa e acuta, da filosofa quale è, nel condurmi sempre all’essenzialità delle cose, tanto lui è stato il più tenace supporter di tutte le mie curiosità, sostenendomi in tutti gli innumerevoli corsi che gli chiedevo di poter frequentare… 
Insieme, come Luna e Sole, i miei genitori mi hanno dato enormi opportunità di crescita, conoscenza e arricchimento, per le quali non mi stancherò mai di dire loro grazie.
Quando giunge la malattia, nella vita di un uomo nel pieno delle sue energie e della sua progettualità per la terza parte della sua vita, è un dramma lacerante, una prova durissima, nella quale ancora una volta mio Padre si è distinto per coraggio, dignità e profondità.
Quello che gli abbiamo visto sopportare sul piano della sofferenza fisica non ha parole, soprattutto per la incommensurabile misura con la quale lo ha vissuto e la sobrietà emotiva di cui è stato capace.
E certi passaggi privati e profondissimi degli ultimi giorni della sua vita terrena li serbo in uno spazio intimo e delicatissimo.

La sua malattia, ha segnato il mio interessarmi al versante emotivo e psichico della malattia oncologica, e ritengo che sia stato il suo ultimo, dolentissimo, ma potente, dono per la mia professione di Medico che lui era così fiero e felice che io avessi intrapreso.

Il giorno del suo funerale, siamo state raggiunte da così tante persone, che neppure conoscevamo, e ci hanno dato notizia di quanto lui le avesse aiutate, da restarne colpite.
Mio padre, come ebbe a dire Einstein, è semplicemente uscito dallo spazio-tempo, ma nel cuore il suo insegnamento è vivo e presente.
Tre parole, che lui diceva sempre, per riassumerlo: “abbi gli occhi”.
Occhi per vedere, esplorare, scoprire, imparare. 
Essere curiosi e desiderosi di vedere e vedere per davvero, discernere, separare lo spesso dal sottile.

Quando non ero che una piccola bimba, mio padre mi teneva saldamente per mano nel presentarmi alla vita, proprio come il pittore Bassi ci ritrasse cogliendo un attimo della nostra vita di famiglia.
Quella mano mi ha sospinta nel mondo, con l’amore e il sostengo di cui avevo bisogno, mentre teneva abbracciata amorevolmente e devotamente la donna che mi aveva dato alla luce.
E ritengo che questo amore così presente nel
mio nucleo familiare come nelle rispettive famiglie di origine dei miei genitori, sia stato e sia ancora la più solida base di partenza per spiccare il volo.
Con lo stesso amore, insieme a mia Madre Cristina Pezzoli Poli, abbiamo creato la Borsa di studio Fausto Poli, che ora attende chi questo amore possa raccogliere, fare proprio e nuovamente restituire al mondo.